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VALUTARE LE COMPETENZE E IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO:

IL PROGETTO PILOTA DELL’INvalSI

 

 

 

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel luglio del 2001 ha attribuito a un Gruppo di Lavoro il compito di predisporre gli indirizzi per la valutazione del servizio scolastico. Il Gruppo ha ideato un Progetto Pilota che coinvolgesse un numero significativo di scuole, che non si fermasse alla semplice misurazione degli apprendimenti, ma verificasse la capacità del sistema dell’Istruzione. In questo progetto l’INvalSI, il sistema ministeriale di valutazione della scuola, ha avuto il compito operativo vero e proprio, mentre gli Uffici Scolastici Regionali hanno ricevuto l’incarico di organizzare la somministrazione delle prove e di controllare, con alcune ispezioni, la qualità del processo.

Lo sviluppo di un progetto di valutazione era già previsto dall’art 10 del DPR 275 del 1999 che prevedeva un doppio sistema di valutazione sia degli apprendimenti degli studenti sia della qualità del servizio erogato, affidando il compito al CEDE (Centro Europeo della Educazione), attualmente denominato INvalSI.

 

Cosa si è fatto - Il Progetto è stato portato avanti per due anni e riproposto proprio in autunno, per la terza edizione; infatti sono stati già attivati i Progetti Pilota 1 e 2 (PP1 e PP2), adesso siamo all’edizione del PP3 e tutti hanno la finalità di raccogliere elementi utili al miglioramento del servizio reso dalle istituzioni scolastiche, di vario ordine e grado. Il Progetto Pilota, in tutte le sue edizioni, è destinato quindi a raccogliere informazioni utili per la scelta delle modalità operative della valutazione nazionale, di trattamento e restituzione dei risultati alle singole scuole, destinate al Servizio di Valutazione Nazionale (SerVal), in poche parole per l’organizzazione dell’INvalSI.

Le scuole coinvolte nel progetto sono materne, elementari, medie e secondarie superiori, statali e paritarie, gli studenti sono delle classi II e IV elementare, I media, I e III superiore e le materie oggetto della valutazione sono italiano, matematica e scienze. I risultati sono poi restituiti in funzione del tipo di Istituto (per esempio licei classici, licei scientifici, istituti tecnici) e in rapporto ai risultati medi della regione di appartenenza (area geografica) e della nazione. I risultati chiamati medi, sono gli standard delle conoscenze e possono essere utilizzati come base per la certificazione delle competenze degli studenti italiani. Le prove sono state costruite in modo da restituire i risultati in funzione delle singole abilità indagate, così da avere, in virtù della chiarezza delle risposte, la possibilità di individuare le criticità e di intraprendere azioni correttive. È evidente che, poiché il Progetto Pilota al momento non coinvolge tutte le scuole italiane, ma solo un campione, i risultati hanno significato sì, ma non assoluto.

Tutte le scuole che hanno aderito al progetto, al termine dell’attività rispondono a questionari finali disponibili on line. È importante sottolineare anche il fatto che alcune scuole hanno avuto la possibilità di informatizzare la procedura di somministrazione dei test: ciò è avvenuto solo in alcuni istituti che rispondevano a determinati requisiti, legati all’uso delle nuove tecnologie, scuole cioè nelle quali studenti e docenti avessero un elevato grado di familiarità con esse.

Nell’anno scolastico 2001-2002 hanno aderito 2636 Istituti (complessivamente circa 314000 allievi), scelti come campione tra quelli che, su base volontaria, avevano aderito all’iniziativa, lo scorso anno scolastico il campione scelto è stato di circa 7630 scuole (delle quali l’8,72% paritarie) e 1033345 allievi; gli insegnanti coinvolti sono stati 150100 e i costi sono ammontati a 2.790.032 €.

Ci si può domandare il perché di tale successo. Probabilmente le scuole utilizzano i risultati per avere consapevolezza di come si posizionano rispetto alla media degli altri istituti formativi analoghi, per potersi pubblicizzare nel territorio nel caso di buoni risultati, per avere una valutazione in vista della certificazione di qualità. Oltre a ciò, i docenti italiani iniziano a familiarizzare con le prove strutturate, prove che notoriamente non sono abituati a considerare positivamente; per favorire questo approccio si dovranno prevedere percorsi di formazione adeguati.

Come già detto le classi scelte per la valutazione sono quelle in ingresso nei diversi ordini di scuola (ad eccezione della scuola elementare dove sono stati scelti studenti alfabetizzati, quindi di II), prima che le scuole di appartenenza possano “attivare il processo di conoscenza”.

Il Progetto Pilota non prevede quindi la modifica della scelta delle classi tipo, proprio perché lo scopo è la ricerca di un sistema di valutazione stabile e ripetibile; l’InvalSI, ogni anno, migliora il servizio sulla base delle osservazioni dei questionari di risposta che riceve dalle scuole, dei risultati ottenuti e sulle difficoltà incontrate nella gestione del sistema. È evidente come azioni correttive possono essere attivate, ma non variazioni sostanziali, (sia delle tipologie dei test che della struttura del sistema di erogazione) perché verrebbe a mancare la stabilità del sistema, quindi non si potrebbero più misurare le risposte rispetto a parametri fissi.

 

I risultati - Per quanto riguarda le classi quarte elementari si registrano il 65% di risposte esatte in italiano, il 71% in matematica, il 69% in scienze. In prima media riscontriamo valori inferiori, rispettivamente il 56%, il 62% e il 60%. In prima superiore la flessione è ancora più sensibile: 50% in italiano, 46% in matematica 59% in scienze. I dati maggiormente positivi nelle prime classi sono quelli totalizzati dagli studenti dei licei (rispettivamente 60% - 53% - 60%), seguiti dai loro compagni degli istituti tecnici (50% - 48% - 61%) e dell’istruzione artistica (45% - 39% - 57%), fanalino di coda i ragazzi degli istituti professionali (38% - 29% - 43%). In terza superiore la discesa delle competenze continua: 44% di risposte esatte in italiano, 42% in matematica e 53% in scienze; anche per questa fascia di età il distacco fra licei e istituti professionali è analoga e quella della classe prima.

In particolare sul campione nazionale – secondo quanto riferisce il rapporto stilato dal presidente del Gruppo di lavoro presieduto dal prof. Giacomo Elias – “si riscontrano grandi problemi con la grammatica e con l’analisi logica; per l’italiano si riscontrano maggiori difficoltà nella comprensione dei brani informativi rispetto a quelli narrativi; la situazione si inverte nella terza superiore; per la matematica la conoscenza della geometria è molto inferiore alla capacità di calcolo e a quella di rappresentazione dei dati; per le scienze, fino alla prima superiore, sono maggiori le conoscenze sugli esseri viventi e minori quelle su uomo e ambiente; la situazione si inverte nella terza superiore.

 

L’esperienza dei docenti - Nelle scuole nelle quali prestiamo servizio, l’esperienza è stata molto positiva. Prima di tutto è stata data una buona informazione da parte dell’équipe di Presidenza sull’importanza della attività, sui tempi e i modi di svolgimento delle prove. Questa attività, svolta all’interno dei singoli Istituti, è stata debitamente supportata da incontri di informazione – formazione destinati al Dirigente Scolastico e al docente Coordinatore dell’attività all’interno dei singoli Istituti. Oltre a ciò è stata resa disponibile, per chiunque fosse interessato ad approfondire l’argomento, una sintesi sulle modalità di somministrazione delle prove, sulla loro tipologia e sulle abilità e conoscenze che sarebbero state oggetto dell’indagine. Quest’ultimo aspetto è stato di rilevante importanza, perché i docenti hanno avuto modo di confrontare i programmi scolastici sviluppati con quelli voluti dal Ministero e condivisi con le altre scuole italiane, indipendentemente dai risultati delle prove stesse. In caso di sensibili differenze, è evidente che avrebbero svolto azioni correttive mirate a colmarle. Positiva è anche la cadenza temporale dell’attività che si cerca di rendere fissa: come sempre le attività di routine sono meccaniche e più facili da svolgere. Le prove sono state svolte senza un clima di verifica fiscale, ma all’insegna della novità, il clima è quindi stato positivo. Ottima è stata anche la chiarezza relativa alla modalità di compilazione delle risposte, grazie all’uso dei manuali operativi per il coordinatore e il somministratore delle prove che guidavano passo passo il personale coinvolto.

 

Il progetto dell'IRRE Lombardia - Gli apprendimenti non sono stati valutati soltanto dal Ministero; infatti quest’anno in Lombardia l’IRRE ha fatto proprio gli intenti delle scuole che hanno aderito al progetto di valutazione e ha proposto il progetto “Dalla differenza, l’equità: misurare gli apprendimenti nella scuola dell’autonomia”. Si tratta di un progetto di ricerca che vuole preparare delle prove da somministrare agli stessi studenti che hanno già svolto le prove del Progetto Pilota l’anno precedente: l’indagine investe cioè gli studenti delle attuali classi seconde e quarte; coinvolge circa 150 scuole e 20000 studenti. I docenti sono coinvolti in quanto devono preparare i quesiti da somministrare agli alunni e i parametri per la valutazione delle risposte. Da questo stadio di partenza, l’IRRE intende ricercare un sistema di valutazione oggettivo relativamente ad alcuni apprendimenti significativi i risultati dei quali possano essere letti da tutti i soggetti interessati alla valutazione (dirigente scolastico, docenti, genitori, alunni, ecc), ma vuole anche andare oltre. Infatti la ricerca dell’IRRE vuole andare al di là della semplice misura degli apprendimenti, vuole creare un contesto completo di valutazione che tenga conto anche di tutti quegli aspetti che i docenti riescono a cogliere in aula da un rapporto diretto con l’alunno, ecco che si cercherà di costruire anche prove aperte in un contesto di misurazione oggettiva, grazie ad un equo strumento di misurazione, in aggiunta ad altre chiuse. Con lo sviluppo di questa parte del progetto si risponde anche alla necessità di formare i docenti alla preparazione di prove strutturate e non; infatti le prove, diversamente dal Progetto Pilota, vengono preparate dal gruppo di lavoro dei docenti coinvolti. Oltre a ciò il progetto dell’IRRE intende valutare i miglioramenti degli alunni, in relazione al loro punto di partenza; le valutazioni devono quindi essere almeno due e svolte con un intervallo di tempo significativo. A questo punto diventa chiara la scelta dell’IRRE di indagare i livelli di competenza degli sessi studenti che hanno svolto le prove del Progetto Pilota lo scorso anno, perché gli esiti del PP2 sono i risultati della prima indagine, e gli esiti delle prove dell’IRRE costituiranno la seconda valutazione.

Anche l’IRRE ha cercato di individuare in modo chiaro il campo di indagine, seguendo i criteri già adottati dall’INvalSI, scegliendo un campione di scuole tra quelle che  avevano già risposto positivamente al Progetto Pilota 2, divise in aree omogenee, così da coprire il territorio lombardo.

 

La lettura dei risultati da parte dei docenti - Noi docenti, nella valutazione degli apprendimenti, non possiamo fermarci ad una semplice misurazione degli stessi, dobbiamo tener conto di una serie di parametri che vanno dal clima d’aula alla tipicità del singolo allievo, dalla lettura (confronto) del dato con la media statistica, dall’omogeneità della classe alle differenze socio culturali di ciascuno, e così via. Le stesse prove strutturate non sono in grado di misurare tutte le competenze degli studenti e che nella misurazione potrebbero essere stati commessi errori, quindi la lettura del raggiungimento o meno della standard non ha sempre valore assoluto. Sembra che si vogliano sottolineare i limiti dei Progetti Pilota: errore questo perché i risultati devono essere letti, interpretati e utilizzati dalle scuole autonomamente. Confrontando invece i risultati all’interno delle singole scuole si potranno intraprendere azioni correttive, omogeneizzando l’offerta formativa all’interno dei gruppi di materia, migliorando e colmando le differenze. Sempre resterà che gli studenti, al termine del percorso scolastico devono sostenere l’Esame di Stato, per il quale le I e II prove sono definite dal Ministero. In futuro può essere che la preparazione delle III prove degli esami di stato non sia  più affidata alle singole commissioni esaminatrici, ma predisposta dal ministero, grazie all’azione di confronto con gli standard italiani; omogeneizzando le competenze e le richieste si dà maggior importanza alla certificazione che viene rilasciata contestualmente al diploma.